IMMAGINI DA GAZA/ “Quei bimbi consumati dalla fame sono una sfida alla nostra ragione”

Ciò che accade a Gaza può trovare tante giustificazioni, ma ciò non toglie la verità dei fatti. E ci sono testimonianze che valgono più dei fact-checking
Mentre le ultime notizie parlano di rottura dei colloqui di pace, giungono da Gaza immagini terrificanti. Sono foto di bambini scheletrici consumati dalla fame e dalla sete.
Ieri molti quotidiani, e tra questi Avvenire e L’Osservatore Romano, le hanno messe in prima pagina, in qualche caso a tutta pagina. Foto che non possono non colpire e infatti stanno iniziando a smuovere le coscienze.
Accanto e forse proprio in conseguenza delle parole forti e chiare del Papa, si susseguono finalmente prese di posizione di intellettuali, politici, istituzioni per fermare la guerra, ma anche per condannare le azioni dell’esercito israeliano. Molto in Europa, qualcosina anche in Italia.
Nella Striscia si sta morendo, anche di fame e non si vede nessuno spiraglio. Le immagini di questa catastrofe sono drammaticamente vere, oltre ogni ragionevole dubbio, ma c’è anche chi le contesta. Ieri Il Riformista scriveva: “le immagini di madri dolenti con bambini smagriti e sofferenti in braccio, con gli occhioni grandi, gambe e braccia a penzoloni. Sono immagini che fanno molto male, ma sono vere?”.
Certamente il fact-checking è necessario. Lo fanno siti palestinesi (Tahaqaq), israeliani (Fake-reporter) testate internazionali (NewsGuard, Reuters Fact-checking) e anche italiane (Open Fact-checking). Sul canale europeo Artè è in onda un magazine specializzato nell’analisi meticolosa dei video in rete.
Recentemente si sono occupati ad esempio del famoso video che mostrava centinaia di gazawi apparentemente rilassati su una spiaggia, interpretato da Hamas per dimostrare il fallimento delle operazioni israeliane e da Tel Aviv per negare le accuse di violazioni del diritto internazionale.
La guerra, e non è una novità, diventa ogni giorno di più guerra di proiettili e notizie. Di fronte alle accuse di numerosi organismi internazionali, ieri su account israeliani di X si leggeva: “Mentre Israele facilita l’ingresso degli aiuti umanitari e li consegna direttamente ai civili a Gaza, l’ONU ostacola il flusso efficiente degli aiuti. Chiediamo alle Nazioni Unite di smettere di bloccare gli aiuti essenziali”.
E la guerra è sempre stata anche guerra di immagini. Come dimostrano le polemiche sul documentario No Other Land, vincitore dell’Oscar, che racconta le aggressioni dei coloni in Cisgiordania. Un documentario che vale comunque la pena di vedere.
Oggi poi tutto è complicato a causa dell’Intelligenza Artificiale, capace di creare immagini a comando. A volte sono manifestamente finte, come l’inquietante proiezione virtuale di una Gaza del futuro, ricostruita sul modello di Miami, con grattacieli e resort di lusso, ma senza palestinesi. Ma a volte vengono spacciate per vere, da una parte e dall’altra. E, paradossalmente, un effetto preoccupante delle nuove possibilità creative della AI è che getta il sospetto sulle immagini vere. Confondere le acque è la tattica del diavolo.
Ma un rimedio c’è e si chiama testimonianza. Se il testimone è autorevole, affidabile, onesto, presente vale come garanzia al pari, se non più, del fact-checking.
Facciamo, ad esempio, il caso del cardinale Pizzaballa che in quei luoghi ci sta, ci va e a quella gente vuole bene. Vale allora la pena di seguire quello che ha detto e dice.
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